Manipolazioni vertebrali: cosa sono? A cosa servono? Come funzionano? Possono essere pericolose?
Con questo articolo rispondiamo in maniera concisa ad alcune delle domande fondamentali inerenti le manipolazioni vertebrali e che spesso creano dubbi sia ai pazienti che ai terapisti.
Cosa sono le manipolazioni vertebrali?
La manipolazione vertebrale è una forza indirizzata dal terapista ad alta velocità sulle articolazioni vertebrali al fine di ottenere una stimolazione recettoriale causata dallo stiramento del compartimento capsulo-legamentoso, entro i limiti della sua resilenza elastico-anatomica, che è accompagnato dal caratteristico pop o crack articolare dovuto alla rapida diminuzione della pressione intra-articolare che porta alla formazione e al collasso di bolle gassose, di azoto, ossigeno e anidride carbonica, nel liquido sinoviale.
A cosa servono le manipolazioni vertebrali?
Le manipolazioni vertebrali sono un mezzo terapeutico utile al trattamento di diverse problematiche muscolo-scheletriche sia in acuto che in cronico, così come di problematiche viscerali e microcircolatorie, in quanto la componente somatica (muscoli, articolazioni e tessuti connettivi) e in stretta relazione con tutte le funzioni corporee sia a livello strutturale che funzionale tramite il sistema nervoso.
Come funzionano le manipolazioni vertebrali?
Le manipolazioni vertebrali attivano un ampio ventaglio di risposte fisiologiche corporee: alcune sono locali, come ad esempio il rilascio della muscolatura e il conseguente aumento della mobilità o ancora il rilascio di mediatori dell’infiammazione. Altre risposte si verificano a livello midollare e altre ancora a livello sovra-spinale, come ad esempio l’attivazione delle vie discendenti di modulazione del dolore. Molti dei meccanismi fisiologici implicati nelle manipolazioni vertebrali devono essere ancora chiariti, soprattutto nelle loro reciproche relazioni. Oggi sappiamo però che le manipolazioni non allineano o “aggiustano” le vertebre ma rappresentano un input neurofisiologico complesso.
Perché si sente parlare di manipolazioni HVLA?
E’ un acronimo inglese di Alta Velocità e Bassa Ampiezza. Le manipolazioni vertebrali, infatti, devono essere applicate dal terapista in maniera rapida e lungo una traiettoria limitata. La forza applicata dalla manipolazione deve essere sufficiente per stirare capsula e legamenti e attivare l’insieme delle risposte locali e sistemiche. Se nell’equazione meccanica della forza (Forza = Massa x Accelerezione) aumentassimo la massa, ci sarebbe il rischio di danneggiare il paziente, così per aumentare la forza si punta prevalentemente sulla componente accelerazione. Inoltre, l’incremento dell’accelerazione deve essere ottenuto in un ambito ristretto di movimento per evitare di perdere il controllo della tecnica. Se la forza applicata non è sufficiente a ottenere stiramento e cavitazione, la tecnica non avrà effetto e potrà essere attivato il riflesso miotatico che provoca una sgradevole, sia pur non pericolosa, contrattura riflessa della muscolatura.
Le manipolazioni vertebrali sono pericolose?
Le manipolazioni vertebrali, come tutti i mezzi terapeutici, possono essere utili e sicure se sono applicate correttamente, altrimenti possono provocare effetti avversi. E’ bene capire che la manipolazione non è pericolosa di per se e lo diventa esclusivamente se il terapista non ha le competenze per applicarla a regola d’arte e non valuta quindi la presenza di controindicazioni assolute e relative. Questo vale per qualsiasi pratica terapeutica, compresa, ad esempio, la prescrizione di farmaci comuni come gli antiinfiammatori. L’applicazione delle manipolazioni vertebrali è sempre preceduta da un attento screening clinico pre-manipolativo a mezzo del quale si stabilisce se il paziente può beneficiare o meno della terapia manuale.
Le manipolazioni vertebrali si usano da sole?
In alcuni casi acuti l’utilizzo della manipolazione vertebrale e di per sé risolutivo. Normalmente il paziente deve essere però preso in carico in maniera più completa. Per esempio, le linee guida sulla lombalgia hanno evidenziato che l’associazione tra manipolazione e esercizio fisico terapeutico è nettamente superiore in termini di risultati rispetto alla sola manipolazione. La presa in carico multimodale del paziente rappresenta oggi l’approccio consigliato soprattutto iin problematiche come mal di schiena e mal di collo, che nella maggior parte dei casi sono aspecifiche, ovvero non hanno un eziopatologia certa e individuabile.
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