Che cos’è la manipolazione chiropratica drop?

La manipolazione chiropratica Drop sfrutta la caduta rapida di un segmento del lettino chiropratico per dare un input neurofisiologico simile e in sostituzione a quello di una tecnica di manipolazione in Thrust

Il Drop è uguale a un thrust?

La caduta del drop è rapida e avviene per un tratto molto breve come avviene durante un thrust. In questa maniera si ottiene sul corpo un effetto meccanico che veicola stimoli neuro-riflessi e neurovegetativi significativi, ma a differenza del thrust si ha una considerevole dispersione di forze a una maggior salvaguardia dei tessuti, che non vengono stirati nell’ambito dello spazio parafisiologico.
Il mancato stiramento capsulare fa si che la risposta neurologica sia meno incisiva rispetto a quella di una manipolazione thrust ma nel contempo si ha il vantaggio di poter apportare questo stimolo anche in caso di controindicazioni alla manipolazione e in presenza di pazienti appartenenti a categorie speciali.

Quando utilizzare il drop chiropratico?

In definitiva il Drop è una tecnica meno invasiva e adattabile rispetto al thrust, adatta a soggetti che presentano controindicazioni assolute o relative alla manipolazione in thrust o che sono difficili da manipolare, come ad esempio avviene in caso di:

  • resistenze psicologiche
  • eccessiva rigidità tissutale e articolare
  • eccessiva elasticità tissutale e articolare
  • peso elevato o pazienti molto muscolosi
  • malattie reumatiche
  • e altro ancora

Lettino chiropratico drop

E’ un lettino stretto e regolabile in altezza (lettino fisso) con segmenti mobili e caricabili tramite leve. Il segmento armato effettuerà una caduta (drop) breve, rapida e omogenea sotto la spinta dell’operatore e del peso del soggetto. In alcune regioni vertebrali sensibili, per esempio quella cervicale, al termine della caduta l’operatore staccherà le mani rapidamente (RECOIL) per evitare di premere sui tessuti.

Storia del Drop chiropratico

La tecnica Drop è associata al nome di J. Clay Thompson, in quanto si deve a questo chiropratico l’invenzione del letto con segmenti a caduta e la sistematizzazione del metodo drop secondo test e sequenze pre-determinate. Successivamente ci sono state delle integrazioni/varianti che comunque partono dal lavoro di Thompson. Alla base della tecnica Thompson c’è il test di Derifield della gamba corta-lunga, elaborato da Romer Derifield. I risultati di questo test permettono di differenziare tra coinvolgimento prevalentemente pelvico o cervicale nelle problematiche del paziente, oltre che distinguere sottocategorie appartenenti alle due primarie. Il drop nasce nelle intenzioni di Thompson per proteggere il paziente dai rischi delle HVLA così come per preservare la longevità fisica del professionista. Il drop è definito come tecnica ad alta velocità e forza molto bassa, in quanto necessita un minimo sforzo per sganciare il meccanismo di armamento dei segmenti mobili.
Thompson subì negli anni ’20 un colpo alla nuca durante l’attività lavorativa e il medico gli diede poche settimane di vita. Si rivolse allora a un chiropratico su suggerimento del padre che lo curò per due settimane successive salvandogli la vita. In seguito a questo episodio a 37 anni si iscrisse al Palmer College e collaborò con lo stesso BJ Palmer fino all’invenzione del primo drop cervicale nel 1952 e successivamente a fine anni ’50 integrò anche i drop lombare, pelvico e dorsale. L’intera tecnica è soggetta ai risultati del Derifield Test che fu ulteriormente sviluppato negli anni ’60 da Pierce e Stillwagon.

Razionale fisiologico del Drop secondo Thomson

Secondo Thompson la presenza di sub-lussazione chiropratica comporta una sovrastimolazione nervosa e conseguente spasticità dei muscoli spinali che a sua volta provoca la gamba corta misurabile con il test Derifield. Il razionale meccanico e fisiologico della correzione tramite drop non è invece spiegato. La spiegazione è semplicistica e senza riscontri, così come non ci sono spiegazioni e approfondimenti a sostegno del test Derifield.

Pierce-Stillwagon Technique

Evoluzione della tecnica di Thompson con il brevetto di un nuovo lettino, il 2020 terminal point Hy-Lo table, l’aggiunta di alcune manovre diagnostiche e correttive, l’integrazione con la termografia e le radiografie.

Nuova concezione neurofisiologica del Drop

Presso Spinal Manipulation Academy insegnamo un approccio al drop chiropratico riveduto in relazione alle attuali conoscenze secondo quanto indicato dal Dr. Fabio Perissinotti.
Le attuali conoscenze in terapia manuale fanno propendere per un approccio alla manipolazione prioritariamente neurofisiologico e umorale rispetto a quello biomeccanico. Oggi sappiamo che lo stimolo meccanico indotto dal terapiosta sui tessuti è l’input iniziale che da il via ad un ventaglio di risposte periferiche, midollari e sovraspinali. Non si tratta quindi di “sbloccare” l’articolazione e di riequilibrare asimmetrie e disfunzioni  meccaniche, quanto di “informare” l’organismo. Questo approccio è da riferirsi anche alla manipolazione apportata tramite drop chiropratico.

Riassunto delle risposte neurofisiologiche alla manipolazione vertebrale

Nella fattispecie distinguiamo le seguenti risposte:

Risposte neuro-umorali periferiche alla manipolazione vertebrale
In letteratura specialistica sono chiamati in causa i seguenti meccanismi neuro-umorali periferici:

  • azione sui mediatori periferici dell’infiammazione;
  • azione sui nocicettori periferici;
  • diminuzione delle chitochine ematiche;
  • modifica dei valori di diversi neurotrasmettitori/ormoni: B-endorfine, anandamide,
    l-palmitoiletanolamide, serotonina e altri oppioidi endogeni.

Risposte neurofisiologiche spinali alla manipolazione vertebrale

La letteratura specialistica ha evidenziato la chiamata in gioco dei seguenti meccanismi:

  • riduzione dell’attività delle corna dorsali del midollo spinale e conseguente azione sull’attività muscolare;
  • modulazione della scarica afferente, quindi modifica dell’attività del pool motoneuronale e dell’attività muscolare;
  • modifica della sommazione temporale degli impulsi e blocco selettivo dei neurotrasmettitori con conseguente ipoalgesia.

Non ultimo, risposte  neurofisiologiche sovraspinali alla manipolazione vertebrale

Diversi meccanismi sovraspinali sono stati evidenziati in letteratura scientifica in risposta alle manipolazioni vertebrali:

  • azione sui meccanismi di modulazione discendente del dolore: corteccia cingolata anteriore, amigdala, grigio periacqueduttale, midollo ventro-rostro mediale;
  • diminuzione dell’accoppiamento nell’attività corticale tra regioni di discriminazione sensoriale e affettività e aumento dell’accoppiamento tra regioni di modulazione discendente del dolore e affettività;
  • cambiamenti immediati dei potenziali evocati somatosensoriali, quindi coinvolgimento del sistema nervoso centrale;
  • risposta oppioide centrale;
  • risposta autonomica: modifiche della temperatura corporea, modifiche della conduttanza cutanea, modifiche della frequenza cardiaca e del flusso ematico, modifiche del cortisolo.

Appare evidente che le risposte alla manipolazione vertebrale e al drop chiropratico siano davvero complesse e coinvolgano meccanismi sistemici e non solo muscolo-articolari regionali.

Conclusioni

In definitiva, il Drop è una tecnica meno invasiva e adattabile rispetto al thrust, adatta a soggetti che presentano controindicazioni assolute o relative alla manipolazione in thrust o che sono difficili da manipolare. Esso può essere utilizzato in base allo stesso razionale clinico a sostegno delle manipolazioni vertebrali, considerato che allo stato attuale delle conoscenze l’approccio neurofisiologico appare prioritario rispetto a quello meccanico.

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www.spinalmanipulationacademy.net

Bibliografia

Autore: Fabio Perissinotti D.O., m-FT, MSc. Sport Physio, BSc. SS.
Direttore Spinal Manipulation Academy